Iscrizioni
SISIN /IUM / fili / dele / p/u/t/e / trà/i/te! ALBERTEL / trai! / GOS/MARI / Fàlite dereto / co lo palo / Carvon/celle!/ D/u/r/i/tiam cor/dis / v(est)/ris / s/a/x/a / traere / merui/s/tis. /
Figli di puttana tirate! Tira! Fatti dietro con il palo, Carvoncelle! A causa della durezza dei vostri cuori avete meritato di trascinare pietra
Descrizione
Le didascalie volgari dell’affresco di san Clemente, oltre a costituire il primo fumetto noto alla storia, sono un documento eccezionale per la storia della coscienza linguistica nel tardo medioevo a Roma. L’iscrizione, infatti, dà vita ad una rappresentazione quasi teatrale di un episodio della vita di san Clemente, il tentato arresto del santo durante la messa da parte del patrizio Sisinnio e della sua soldataglia e l’impossibilità di portare a termine l’atto blasfemo, perché i servitori, per miracolo, si trovano a trasportare al suo posto una colonna di marmo. La storia doveva essere ben nota per tradizione orale nella Roma dell’epoca, perché la sua rappresentazione segue quasi verbatim il racconto agiografico [link: agiografia]. L’episodio era immediatamente riconoscibile dai disegni dell’affresco, che è tuttavia corredato di didascalie intese per dare letteralmente una voce ai dialoghi fra i personaggi. Il fatto straordinario è che questi dialoghi sono immaginati in due lingue, evidentemente in perfetta coerenza con il bilinguismo della comunità del luogo e del tempo del dipinto. Il santo, nobile e buono, parla in latino e le sue battute sono significativamente disposte a forma di croce; la soldataglia, e persino il patrizio che la comanda, nella lingua comune, il volgare romanesco, per giunta in un registro basso e utilizzando il turpiloquio.
L’affresco occupa per intero la faccia del pilastro ed è diviso in tre registri, dall’alto in basso: l’Intronizzazione di San Clemente, la Messa del santo durante la quale avvenne il miracolo dell’accecamento e dell’assordamento del pagano Sisinnio e il nostro fumetto. Sotto il secondo registro, su di una banda rossa è scritta la dedica degli offerenti, Beno di Rapiza e sua moglie Maria Macellaria (Ego Beno de Rapiza cum Maria uxor mea pro amore dei et beati Clementi pingere fecit); ancora sotto seguono una fascia decorata e un’altra banda rossa. Il testo presenta non pochi problemi interpretativi, in particolare, per l’attribuzione delle scritte volgari, e la successione delle battute. Le varie edizioni possono essere divise in due gruppi: quelle che offrono una trascrizione lineare del testo e quelle che scelgono invece una trascrizione ‘fotografica’ o ‘figurale’, ossia che rispetti la reale disposizione delle lettere nell’affresco. La battuta Fili de le pute tràite è attribuita in maniera unanime dagli studiosi al patrizio Sisinnio mentre le restanti battute volgari vengono di volta in volta attribuite ai tre servi o, nuovamente, allo stesso Sisinnio. Le battute in latino sono invece con ogni certezza pronunciate da san Clemente. Anche per ciò che riguarda l’ordine delle battute gli editori hanno proposto numerose combinazioni possibili e particolarmente problematica è la collocazione della battuta del santo che potrebbe essere intesa come conclusiva o inaugurale; non manca chi la consideri interna al dialogo. Sarebbe molto interessante riuscire a determinare il pubblico per il quale l’affresco è stato pensato.
Conservazione
cattivo stato di conservazione
Bibliografia
Links
Autore scheda: Nadia Cannata, Luna Cacchioli
Data Pubblicazione: 2021-05-14
Iscrizione di san Clemente
Tipo di traccia: iscrizione
Numero di Inventario: 20210315.02
Materia: affresco
Datazione: 1000-1200
Anno: XI secolo
Lingua: volgare romanesco, Latino
Sistemi scrittori e Scrittura/e: Alfabeto latino,Capitale